Una domenica al Santuario di San Matteo sul Gargano
Molti, ormai, preferiscono trascorrere il fine settimana o, almeno, la domenica fuori del loro ambiente abituale. I motivi che li spingono sono i più diversi. C'è chi lo fa per il corpo e c'è chi lo fa per lo spirito e c'è chi lo fa per l'uno e per l'altro. Anche le mete sono molto varie. C'è chi è attratto dall'arte, c'è chi è attratto dalla natura e c'è chi è attratto dal sacro e dal religioso.
UNA DELLE METE PIU' AMBITE
Attualmente una delle mete più ambite è il Santuario di San Matteo sul Gargano. Esso si trova lungo la Via Sacra dei Longobardi, a meno di trenta chilometri da Monte Sant'Angelo, sede di uno dei Santuari più famosi della cristianità già nel Medioevo per le apparizioni dell'Arcangelo San Michele, a ventotto chilometri da Manfredonia e a soli cinque chilometri da San Giovanni Rotondo, che per oltre cinquant'anni ha goduto della presenza e dell'opera di Padre Pio da Pietrelcina e che adesso ne custodisce gelosamente le spoglie. Questa sua collocazione geografica non solo favorisce la sua conoscenza, ma fa anche da richiamo per quanti, percorrendo la sottostante strada statale, intravedono, fra gli alberi che lo difendono e lo ossigenano, la sua massiccia e possente sagoma.
Grazie anche alla sua ubicazione (ma non solo per questo!), oggi il Santuario di San Matteo è molto frequentato, sia dai pellegrini che dai turisti.
Essi giungono da tutte le parti d'Italia e durante tutto l'arco dell'anno. Molto frequenti sono anche i gruppi e i visitatori esteri, specialmente dall'Irlanda e dalla Germania. Essi arrivano sia nei giorni festivi che nei giorni feriali, a tutte le ore del giorno e con tutti i mezzi a loro disposizione: con i pullman, con le automobili, con le motociclette, con le biciclette e non di rado a piedi. Le domeniche sono un viavai continuo di gente, dalla mattina alla sera.
E' il Santuario di San Matteo, questo luogo benedetto da Dio e apprezzato dagli uomini, è in grado di soddisfare tutte le esigenze, sia quelle del corpo che quelle dello spirito, e tutti i gusti, anche quelli più sofisticati. I pellegrini e i turisti rimangono colpiti, sin dal primo istante - come si legge nella Guida del Santuario - "dal felice connubio fra natura e storia, che qui si vive in modo molto intenso". Davanti allo spettacolo che si apre sotto i loro occhi, dovunque girino lo sguardo, sentono "istintivamente di trovarsi immersi e coinvolti in un ambiente che è, insieme, vicenda umana, profondo anelito religioso, libera espressione di natura intatta". E' una esperienza straordinaria, sotto tutti gli aspetti, quella che i pellegrini e i turisti vivono a San Matteo, indipendentemente dalla loro età, dalla loro cultura e dalla loro condizione sociale. Una esperienza che lascia il segno e che non si dimentica facilmente.
UNO SPLENDIDO ANGOLO DI VERDE
Il primo impatto, che tutti sentono profondamente, è con la natura. Lo scenario naturale, infatti, in mezzo al quale è immerso il Santuario di San Matteo, è fatto di realtà fisiche e botaniche, oltre che zoologiche e antropiche, che suscitano indicibili emozioni nell'animo dei pellegrini e dei visitatori.
Una realtà molto importante è il bosco, che si estende per centinaia e centinaia di ettari. Esso è costituito di querce, di faggi, di gattici di ornelli, di frassini, di aceri, di cornioli, di mandorli, di castagni, ecc. Non mancano cerri e lecci, di cui, forse, l'esemplare più vecchio e più grosso è quello di fronte al Santuario.
Nel bosco si incontrano qua e là, secondo le stagioni, variopinti tappeti di viole, candide radure di narcisi, colonie di fragole aromatiche ed erbe odorifere e rare. Girando per il bosco si trovano anche recessi e sentieri dai quali fanno capolino mammole dall'odore soave e discreto, splendide orchidee, eleganti aquilegie, stupendi asfodeli, i rari gigli rossi di San Giovanni e altri fiorellini gentili e delicati.
In questo splendido e fragrante paesaggio erbaceo e floreale si possono ascoltare il trillare melodioso degli usignoli, i canti melodiosi delle capinere e perfino le cantilene assai monotone dei cuculi.
A poca distanza dal Santuario ci sono anche ampi spazi di verde, dove gli adulti possono sdraiarsi per rilassarsi o per leggere qualche buon libro e dove i bambini possono giocare tranquillamente.
Anche d'inverno il paesaggio è molto suggestivo e quando c'è la neve è una gioia vedere il parcheggio del Santuario trasformato in una vera e propria stazione sciistica, con bambini e ragazzi giunti con i genitori e i nonni dalle città vicine che sfrecciano da tutte le parti come se fossero a Cortina d'Ampezzo.
UN LUOGO RICCO DI STORIA E DI ARTE, DI CULTURA E SPIRITUALITA'
Ma il Santuario di San Matteo non è una meta ambita soltanto per il suo ambiente naturale fatto di alti monti e di valli solatie, di alberi fronzuti e di fiori variopinti, di uccelli canterini e di aria ossigenata e balsamica, ma lo è anche perchè è un luogo ricco di storia, di arte, di cultura e soprattutto di fede e di spiritualità.
Per quanto riguarda la storia, nella sua vita plurisecolare si possono distinguere tre grossi periodi: il primo Benedettino, il periodo Cistercense e il periodo Francescano. Il primo periodo durò 6-7 secoli: dal 600-700 al 1311. Il periodo Cistercense durò circa tre secoli: dal 1311 al 1578. Il periodo Francescano incominciò nel 1578 e dura ancora oggi, fra alterne vicende, da più di quattro secoli.
Sino alla fine del '500 era conosciuto sotto il nome di San Giovanni in Lamis. Infatti i Benedettini lo dedicarono a San Giovanni Battista. Alla fine del '500, grazie anche all'arrivo di una reliquia insigne del grande Apostolo ed Evangelista, cominciò il culto in onore di San Matteo e San Matteo, a poco a poco, ha preso il posto di San Giovanni Battista. Adesso è conosciuto sotto il nome di Santuario di San Matteo.
Per quanto riguarda l'arte, le cose che si possono visitare e ammirare sono tante. Innanzitutto il complesso monumentale nel suo insieme, che al tempo dei Benedettini e dei Cistercensi si chiamava Monastero e che con l'avvento dei Francescani ha preso il nome di Convento. Esso ha più di mille anni di vita, ma non li dimostra, specialmente dopo i lavori di restauro che sono stati eseguiti, sia all'interno che all'esterno, nel corso degli ultimi anni. Esso si presenta agli occhi dei visitatori come un massiccio e possente quadrilatero. Somiglia più ad un castello medioevale che ad un convento. Una struttura enorme abbarbicata alla roccia su cui sorge, capace di sfidare per la robustezza delle sue forme non solo i secoli ma anche i millenni.
I pellegrini e i turisti possono visitare liberamente: la chiesa, la sacrestia, il coro, la cappella delle confessioni e il presepio artistico. Su richiesta possono visitare anche: il chiostro, il loggiato col muro della vecchia chiesa benedettino-cistercense recentemente restaurato, il "fuoco comune", il refettorio grande, il refettorio piccolo, la sala della fraternità, l'auditorium e la sala dell'arte sacra e degli ex voto. Per appuntamento o su richiesta si può visitare anche la biblioteca, che è una delle più fornite e delle più attrezzate della regione.
Nella chiesa, meritano uno sguardo a parte: la Reliquia di San Matteo, gelosamente custodita in una nicchia a vetro dietro l'altare maggiore e le tre tavole lignee di N. Petruccelli; la statua lignea, di stile bizantino, di San Matteo del XII-XIII secolo; l'altare maggiore e i quattro altari laterali con le tele recenti che si trovano su di essi di F. Pirro; gli avanzi di affreschi che si vedono sulle pareti, che rimontano al sec. XI-XII; il coro ligneo con le sovrastanti 14 stazioni della Via Crucis in cartapesta e terracotta del maestro leccese S. Bruno; e la scultura di N. Petruccelli raffigurante la Passione di Cristo nella storia collocata sulla balconata della chiesa.
Visitando la biblioteca, riservare una particolare attenzione al lapidarium, alla raccolta archeologica, alla galleria dei Cistercensi e, dulcis in fundo, alla statua dell'Incoronata di F. P. Di Zinno, recentemente riportata al suo primitivo splendore.
Non bisogna lasciare il Santuario senza aver dedicato un congruo tempo al presepio, che è un'autentica opera d'arte e che i pellegrini e i turisti visitano sempre con immensa soddisfazione.
Ma il Santuario di San Matteo, oltre che come un luogo ricco di storia, di arte e di cultura, si presenta ai pellegrini e ai turisti come un "luogo" ricco di fede, dove possono fare una vera esperienza di Dio e dove possono trovare risposte rassicuranti ai loro inquietanti interrogativi e ai loro aneliti più profondi.
A San Matteo, il primo vero contatto con i pellegrini e con i turisti avviene in chiesa, al momento dell'accoglienza, quando, dopo il benvenuto, si presenta loro la figura del Santo e il messaggio del Santuario. Segue un momento di preghiera, la benedizione con la Reliquia e, quindi, la benedizione con l'olio benedetto di San Matteo.
Particolare attenzione nell'azione pastorale viene posta nella celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Penitenza e dell'Eucaristia.
Per quanto concerne la partecipazione all'Eucaristia, i pellegrini e i turisti hanno un ventaglio di scelta molto ampio: quattro Messe a orario nella mattinata, dalle ore 9 alle ore 12 (una ogni ora); e due nel pomeriggio: alle ore 17 e 18 (dal 1 novembre al 31 marzo) o alle ore 18 e 19 (dal 1 aprile al 31 ottobre).
Se qualcuno ha nostalgia per la lingua latina e per il canto gregoriano, può soddisfare questo suo legittimo desiderio. Infatti, una delle Sante Messe della domenica, e precisamente quella delle ore 11, è, in parte, in latino, e i canti, che vengono eseguiti dalla Corale del Santuario, sono in gregoriano.
Il sacramento della Penitenza viene amministrato in continuazione dalle ore 9 alle ore 13 e dalle 17 alle 20. Nelle altre ore su richiesta.
Quelli che vogliono trascorrere un pò di tempo per conto loro, nella solitudine e nel silenzio, possono soddisfare anche questo loro legittimo bisogno.
Coloro che vogliono vedere la videocassetta del Santuario possono farlo tranquillamente. A questo scopo è stata attrezzata un'apposita sala del Santuario.
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Spendi l'amore
Spendi l'amore
a piene mani.
L'amore è l'unico tesoro
che si moltiplica per divisione;
è l'unico dono che aumenta
quanto più ne sottrai;
è l'unica impresa nella quale
più si spende e più si guadagna.
Perciò donalo, diffondilo,
spargilo ai quattro venti,
vuotati le tasche,
scuoti il cesto,
capovolgi il bicchiere
e domani ne avrai più di prima.
Anonimo
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